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Phalaenopsis honghenensis
È una delle mie Phalaenopsis botaniche preferite. 🙂 E’ endemica delle zone vicino a Honghe nella provincia di Yunnan della Cina. La Phalaenopsis honghenensis è molto rara in natura, perché alcuni anni fa ne erano raccolti ed esportati all’estero moltissimi esemplari. È una piccola specie monopodiale, decidua in natura, con le foglie che arrivano a 7-8 cm in lunghezza. Come tutte le Phalaenopsis decidue, dipende immensamente dalle sue radici che devono essere numerose e lunghe, quindi la loro salute è un dovere se si vuole coltivare questa specie con successo. Il suo habitat naturale sono i boschi montani dove si trova più o meno a 2000 metri di altezza.
Phalaenopsis schilleriana
È una delle Phalaenopsis preferite nelle nostre collezioni: tutto grazie al suo aspetto molto affascinante e alle fioriture abbondanti. È originaria delle Filippine, dove cresce come epifita sugli alberi ad un’altitudine di 0-500 metri. Le sue dimensioni sono abbastanza grandi: le foglie possono raggiungere anche 45 cm in lunghezza. Hanno una bellissima colorazione: i due colori, il verde e l’argento, si uniscono e formano le macchie che assomigliano alle venature del marmo.
Phalaenopsis cornu-cervi
È una specie appariscente, proveniente dall’India, Birmania, Tailandia, Vietnam, Laos, Malesia, isole di Java, Borneo e Sumatra, e dalle Filippine. Cresce come epifita sugli alberi nei boschi umidi ombrosi oppure come litofita sulle rocce esposte al sole, ad un’altitudine di 200-1000 metri. Dal fatto che questa specie popola questi due ambienti così diversi deriva la sua adattabilità alle condizioni quasi opposte: con e senza periodo di riposo.
Phalaenopsis mannii
Il territorio su cui si trova in natura la Phalaenopsis mannii è molto esteso: i suoi paesi di provenienza sono Nepal, Bhutan, Birmania, Vietnam, Cina meridionale, e anche la zona dell’Himalaya orientale e gli stati indiani di Assam e Sikkim. È proprio in Sikkim che è stata scoperta nel 1868 da Gustav Mann, botanico e collezionista tedesco, e nel 1871 è stata descritta come specie. Il suo habitat naturale sono i boschi umidi sempreverdi, dove cresce sugli alberi ad un’altitudine di 500-1500 metri. È un’orchidea monopodiale di medie dimensioni, le sue foglie arrivano a 20-35 cm in lunghezza.
Phalaenopsis violacea
La Phalaenopsis violacea è una delle specie più note e diffuse del genere Phalaenopsis. I suoi fiori sono molto fragranti, perciò viene spesso utilizzata nell’ibridizzazione con lo scopo di ottenere ibridi fragranti. I suoi paesi d’origine sono la penisola Malese e l’isola di Sumatra, dove cresce come epifita sugli alberi ad un’altitudine di 100-150 metri.
Phalaenopsis kunstleri
Phalaenopsis tetraspis
Phalaenopsis lobbii
La Phalaenopsis lobbii è una specie monopodiale di piccole dimensioni, proveniente dall’India, dall’Himalaya orientale, Bhutan, Birmania e Vietnam. In natura cresce nei boschi umidi in pianura o mezza-montagna, ad un’altitudine di 360-1200 metri. Le sue foglie arrivano a 12 cm in lunghezza e circa 5-6 cm in larghezza.
Phalaenopsis amboinensis
Il rinvaso della Phalaenopsis
Il seguente video è stato girato dal Sig. Alfredo Riboni, e dimostra come si effettua il rinvaso di una Phalaenopsis.
I passi per trapiantare una Phalaenopsis sono:
1. Togliere la pianta dal vaso.
2. Pulirla dal substrato vecchio.
3. Togliere le radici morte.
4. Collocarla nel vaso nuovo. Il vaso deve essere trasparente. Anche se nel video sentite che non è così importante, in realtà lo è; perché solo grazie alla trasparenza del vaso possiamo vedere lo stato delle radici e del substrato e notare gli eventuali problemi appena appaiono, non quando è già troppo tardi.
5. Riempire il vaso di substrato.
6. NON BAGNARE. In pratica l’orchidea ha patito delle ferite durante il trapianto (sono state tagliate alcune radici), e devono chiudersi un po’. Bagnando il substrato facciamo rilasciare alcune sostanze, e dato che non è sterile, alcuni batteri possono tranquillamente entrare nelle ferite fresche, contagiando la pianta. La soluzione è di scegliere per il trapianto un momento quando le radici dell’orchidea non si sono ancora completamente asciugate dopo la bagnatura precedente, cioè, sono ancora un po’ (ma proprio un po’) umidicce. Così non ci sarà bisogno di bagnare immediatamente la pianta, e si può effettuare una bagnatura il giorno successivo, quando le ferite si sono già chiuse. Dopo il trapianto si inumidisce la parte superiore del substrato con un vaporizzatore. Questo innalzerà l’umidità intorno alla pianta, aiutandola a superare lo stress dell’intervento.
Se durante l’intervento sono state tagliate molte radici (più del 40%), l’orchidea avrà bisogno di un certo periodo per generarne nuove e cominciare a riempire il vaso, quindi le bagnature classiche saranno non solo poco efficaci, ma anche pericolose perché porteranno all’eccesso di umidità e quindi al marciume delle radici che per ora sono rimaste intatte. Durante questo periodo di adattamento (un mese, come ha specificato il Sig. Riboni, ma anche due), le bagnature dovranno essere sostituite dalle spruzzature quotidiane del substrato per far entrare solo la quantità di acqua giusta per inumidire la parte “attiva” del substrato, cioè, la parte in cui ci sono le radici dell’orchidea.
7. Collocare la pianta nel suo ambiente abituale.
8. Dopo un mese (o anche due) si può ricominciare con le concimazioni. Personalmente consiglio di utilizzare le dosi più piccole di quella che si vede nel video, al massimo 1/2 della dose indicata sul flacone del concime. Prima di concimare l’orchidea bisogna bagnarla: il velamen (il tessuto esterno che circonda le radici delle orchidee), essendo asciutto, non riesce ad assorbire i minerali immediatamente, e il loro contato prolungato con le cellule dell’epidermide porta alle bruciature sulle radici. Se invece il contatto avviene sul velamen già bagnato, questo assorbe subito le sostanze minerali del concime, e quindi non si posa sulla “pelle” della nostra pianta.