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Il genere Catasetum

Catasetum_maculatumClassificazione

Famiglia: Orchidaceae   Sottofamiglia: Epidendroideae    Tribù: Cymbidieae    Sottotribù: Catasetinae      Genere: Catasetum  (Ctsm.)

Descrizione

Il genere Catasetum attualmente raggruppa 166 specie provenienti dal Sud America (Brazile, Bolivia, Perù, Ecuador, Venezuela, Colombia). Le Catasetum sono le orchidee epifite, simpodiali, decidue, di dimensioni imponenti, con stupende fioriture. I loro pseudobulbi sono alti e abbastanza larghi, come forma assomigliano ad una carota a testa in giù. Le Catasetum sono famose in coltivazione, in particolare perché i loro fiori sono unisessuali: a seconda delle condizioni vengono sviluppati i fiori maschili o femminili. Molto raramente i fiori maschili e femminili possono svilupparsi sulla stessa pianta, di solito le infiorescenze sono omogenee.

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Impollinazione Cypripedium

Questo video dimostra l’impollinazione di un fiore della Cypripedium parviflorum. Come possiamo vedere, un’ape viene “intrappolata” all’interno del fiore, e per uscire si struscia contro il pollinodio raccogliendo e spostando sulla colonna il polline.

Come togliere i keiki dalle Dendrobium

Il video di oggi, girato a cura del OrchidTalk Orchid Forum, dimostra come si tolgono i keiki dalle piante di Dendrobium. Prima però parliamo di cosa sono i keiki. E’ il termine con cui si chiamano le nuove crescite sulle orchidee del genere Dendrobium, che, al posto di svilupparsi dalla base della pianta madre, partono dalla sua punta. Questo fenomeno è spesso dovuto al fatto che la pianta madre non gradisce molto le condizioni del substrato e con questo metodo prova a collocare i propri “figli” più lontano possibile dall’ambiente che ritiene inadatto. Ma non è sempre vero: alle volte la formazione dei keiki viene stimolata dall’eccesso di nutrienti, e l’orchidea forma getti nuovi sia dalla sua base, sia dalla sua punta.

Ora guardiamo il video.

La Dendrobium che vediamo ha formato due keiki maturi, i quali stanno già dando vita a nuove crescite. Le loro radici sono molto ben sviluppate, e la separazione dalla pianta madre non li danneggerà in alcun modo. Un keiki si può togliere quando le sue radici arrivano a 5 cm in lunghezza, perché se sono più corte, c’è il rischio che non potranno ancora sostenere il keiki senza l’aiuto dalla pianta madre.

I passi per dividere un keiki dalla pianta madre:

1. Inumidire bene le radici del keiki per farle diventare morbide e più flessibili. In questo modo si minimizzeranno i rischi durante la piantagione.

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Il rinvaso della Phalaenopsis

Il seguente video è stato girato dal Sig. Alfredo Riboni, e dimostra come si effettua il rinvaso di una Phalaenopsis.

I passi per trapiantare una Phalaenopsis sono:

1. Togliere la pianta dal vaso.

2. Pulirla dal substrato vecchio.

3. Togliere le radici morte.

4. Collocarla nel vaso nuovo. Il vaso deve essere trasparente. Anche se nel video sentite che non è così importante, in realtà lo è; perché solo grazie alla trasparenza del vaso possiamo vedere lo stato delle radici e del substrato e notare gli eventuali problemi appena appaiono, non quando è già troppo tardi.

5. Riempire il vaso di substrato.

6. NON BAGNARE. In pratica l’orchidea ha patito delle ferite durante il trapianto (sono state tagliate alcune radici), e devono chiudersi un po’. Bagnando il substrato facciamo rilasciare alcune sostanze, e dato che non è sterile, alcuni batteri possono tranquillamente entrare nelle ferite fresche, contagiando la pianta. La soluzione è di scegliere per il trapianto un momento quando le radici dell’orchidea non si sono ancora completamente asciugate dopo la bagnatura precedente, cioè, sono ancora un po’ (ma proprio un po’) umidicce. Così non ci sarà bisogno di bagnare immediatamente la pianta, e si può effettuare una bagnatura il giorno successivo, quando le ferite si sono già chiuse. Dopo il trapianto si inumidisce la parte superiore del substrato con un vaporizzatore. Questo innalzerà l’umidità intorno alla pianta, aiutandola a superare lo stress dell’intervento.

Se durante l’intervento sono state tagliate molte radici (più del 40%), l’orchidea avrà bisogno di un certo periodo per generarne nuove e cominciare a riempire il vaso, quindi le bagnature classiche saranno non solo poco efficaci, ma anche pericolose perché porteranno all’eccesso di umidità e quindi al marciume delle radici che per ora sono rimaste intatte. Durante questo periodo di adattamento (un mese, come ha specificato il Sig. Riboni, ma anche due), le bagnature dovranno essere sostituite dalle spruzzature quotidiane del substrato per far entrare solo la quantità di acqua giusta per inumidire la parte “attiva” del substrato, cioè, la parte in cui ci sono le radici dell’orchidea.

7. Collocare la pianta nel suo ambiente abituale.

8. Dopo un mese (o anche due) si può ricominciare con le concimazioni. Personalmente consiglio di utilizzare le dosi più piccole di quella che si vede nel video, al massimo 1/2 della dose indicata sul flacone del concime. Prima di concimare l’orchidea bisogna bagnarla: il velamen (il tessuto esterno che circonda le radici delle orchidee), essendo asciutto, non riesce ad assorbire i minerali immediatamente, e il loro contato prolungato con le cellule dell’epidermide porta alle bruciature sulle radici. Se invece il contatto avviene sul velamen già bagnato, questo assorbe subito le sostanze minerali del concime, e quindi non si posa sulla “pelle” della nostra pianta.

Piantagione Pleione

Questo video girato da Les Pickin (designer e fotografo per mestiere ed amante delle orchidee per hobby) dimostra la piantagione di piccoli germogli delle Pleioni appena spuntati da seme. È anche un bellissimo esempio di come si tolgono le giovani piante dalle fiasche e come bisogna trattare il substrato prima di piantarle.

Il substrato scelto per piantare le giovani Pleione è la torba bionda di sfagno. È abbastanza acida e soffice per le piccolissime piante, ma quando cresceranno bisognerà trapiantarle nel substrato da Pleione (cioè, la corteccia). Come spiega Les, la torba è stata inumidita un po’ e passata nel microonde in un contenitore apposito per 2 minuti per renderla più sterile possibile. Dopo quei due minuti l’ha tolta, l’ha girata bene e l’ha rimessa di nuovo in microonde per 1.5 minuti. Il tipo di vaso scelto è quello trasparente, perché così è molto più facile controllare le condizioni della torba e l’umidità presente.

La prima cosa che fa è rendere il terreno piatto. Poi lo inumidisce utilizzando un vaporizzatore e l’acqua di osmosi. Osserviamo come rimuove le piantine dalla fiasca e toglie il loro substrato sterile per poi collocarle una per una sul substrato appena inumidito, premendole gentilmente per farle aderire bene al substrato. Come ci fa notare Les, non è possibile farlo con le dita, perché i germogli sono fin troppo delicati. La procedura si ripeterà finché tutte le piante non sono messe sul substrato, circa 15 per vaso (per lasciarle abbastanza spazio per crescere). I vasi vengono chiusi con un apposito coperchio con un filtro bianco che permetterà lo scambio tra l’aria del vaso e quella fuori dal vaso, ma terrà la polvere e i batteri fuori. In casa i filtri del genere si possono fare con uno strato di carta traspirante, altrimenti questo tipo di vaso con il coperchio si può comprare dal sito di Les (orchidspecies.co.uk). Poi i vasi verranno posizionati in un ambiente luminoso ma non al sole diretto (perché le piantine letteralmente cuoceranno, come aggiunge Les), con il range di temperature tra 15°C (minimo) e 20°C (ottimale). Due settimane dopo la piantagione le giovani Pleione cominceranno la crescita per arrivare a forza fiore in 3 anni dopo la piantagione. Alla fine di ogni stagione bisognerà toglierle dal vaso per farle fare il periodo di riposo (spiegato nell’articolo sulla Pleione limprichtii qui).