Sfagno
È arrivato il periodo di trapianti delle nostre orchidee, ed è un buon momento per parlare dei substrati. 🙂 Oggi diamo attenzione allo sfagno, che da tempo si utilizza come uno dei substrati principali nel campo dell’orchidofilia. Lo sfagno (Sphagnum) è un muschio molto lungo e leggero, che cresce nelle paludi. Preferisce i climi temperati, con giorni e notti fresche, perciò in Italia si trova solo in alcune zone di montagna.
Quello che ci interessa per le nostre piante è lo sfagno dissecato a fibra grossa. Si trova abbastanza facilmente in vendita, ma bisogna fare tanta attenzione alla qualità: non tutto lo sfagno presenta i risultati migliori per quanto riguarda lo sviluppo e la salute delle nostre piante. La maggior parte di sfagno in vendita (sia in Italia che all’estero) ha una qualità medio-bassa: le fibre sono lunghe ma non molto “piumose”, il ché vuol dire che non daranno un buon ritenimento dell’umidità. Poi nei pacchi con questo sfagno c’è anche una parte (abbastanza grande) di piccoli pezzi di fibra, che non sono adatti per fare un buon substrato per le orchidee. Tutto ciò è dovuto al fatto che lo sfagno non è stato raccolto e dissecato con cura. Ovviamente il suo prezzo al mercato è basso e lo usiamo quasi tutti (me compresa), e per certi scopi va benissimo. Bisogna però ricordare che il substrato composto da questo tipo di sfagno sarà da cambiare abbastanza spesso, come minimo ogni 8 mesi (in ideale ogni 6 mesi).
Lo sfagno ideale è quello di prima scelta, raccolto e dissecato nel modo naturale in Cile e Nuova Zelanda, ed è più caro di quello “normale”. Si riconosce subito dalle fibre lunghe, quasi bianche o marrone chiaro (mai scure) e molto cotonose. Lo sfagno di questo tipo non viene mai compresso, quindi non esiste in tavolette che sono disponibili da quasi tutti i venditori di orchidee. Nelle foto di sotto si vede la differenza tra lo sfagno normale (dissecato artificialmente, molte fibre sottili, si vede anche a vista che è duro) e lo sfagno di prima scelta (fibre vaporose, chiare, cotonose).
Lo sfagno così può mantenere le sue qualità anche per 1 anno dal momento del rinvaso. Ovviamente, al confronto con la corteccia, lo sfagno ha una vita corta, ma è perché si degrada molto più velocemente, specialmente con l’utilizzo dei concimi. I benefici che può portare alle nostre orchidee sono numerosi: un substrato soffice che 1) non rovina le radici quando viene tolto durante il trapianto; 2) mantiene molto bene le condizioni umide; 3) abbassa naturalmente il pH.
Lo sfagno di prima scelta può essere utilizzato anche da solo, senza nessuna aggiunta: mantiene la sua “vaporosità” molto bene, non si comprime e non soffoca le radici. Quello “normale” invece deve sempre essere mescolato con la perlite per prevenire la sua compressione con il tempo (credo che tutti ricordiamo quei “panetti” duri e secchi che alle volte vediamo nei vasi quando lo sfagno si asciuga). Io li mescolo nella proporzione 1 : 1, e funziona bene. Ovviamente il substrato fatto così lo sostituisco più o meno ogni 6-7 mesi.
Pubblicato il 18 marzo 2015, in Principianti, Tecniche di coltivazione con tag orchidee, scelta, sfagno, substrato. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
lo sfagno lo usi mescolato al bark?io ho ordinato il cileno, ma come scelgo se usare sfagno da solo o evt mescolato a bark?al momento ho solo phala! grazie mille
Ciao Sara;
Per le Phalaenopsis usa pure solo il bark. 🙂 Lo sfagno potrebbe trattenere troppa acqua che provocherebbe i marciumi delle radici.